In tutta franchezza non riesco a capire cosa avrebbe detto di male il ministro Lollobrigida parlando di sostituzione etnica. Voluta o non voluta, programmata o meno, poco importa, questa è la realtà. Quando in regioni come la Sardegna si hanno dodici morti all'anno ogni mille abitanti a fronte di cinque nati all'anno ogni mille abitanti significa che una etnia se ne sta andando con la sua cultura, le sue tradizoni, la sua letteratura, il suo teatro, la sua religione e la sua lingua. E lo spazio vuoto verrà sostituito da altro. Senza dare un giudizio di valore è un fenomeno fisico, il vuoto viene riempito da qualcosa.
Certo, è vero, le comunità umane, i diversi ethnos (ἔϑνος ) si sono sempre mischiati, ma è sempre stato un processo lento di arricchimento e crescita per tutti.
Qui invece siamo di fronte al suicidio collettivo di un popolo (non quello sardo, ma quello italiano in generale) fondato sul nichilismo, sul nulla di una società dove l'unica cosa che conta è il valore del danaro, tutto il resto è relativizzato compreso il sesso bilogico delle persone che pagando può essere cambiato (dicono loro, in realtà si tratta di operazioni di castrazione chimico-farmacologica e fisica).
Ecco, il nichilismo di una società apatica e moribonda, ma allo stesso tempo talmente feroce da insegnare ai bambini a scuola il genderismo per poi, una volta generata la confusione procedere alla castrazione.
Ecco, Lollobrigida può essere criticato per aver posto male il problema, ovvero dicendo che ci vogliono sostituire quando in realtà siamo noi che ci stiamo suicidando. Ma almeno ha avuto il coraggio di porlo il problema.